La festa di halloween e il suo significato: 8 tradizioni da tutto il mondo!
Il 31 ottobre significa solo una cosa: Halloween! Leggi questo articolo per scoprire le origini di questa particolare e misteriosa festa e le 8 tradizioni più interessanti in giro per il mondo!
Pubblicato il 31/10/2024
Alessia
Moreschi
Moreschi
12 min.
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Le origini di Halloween
Abbiamo tutti in mente la classica scena dei film americani nella quale i bambini, la notte del 31 ottobre, si travestono e vanno alle porte dei vicini a chiedere “Dolcetto o scherzetto?”. Quello che forse non sapete, è che le vere origini di Halloween sono ben più antiche e ci portano dall’altra parte del mondo: in Irlanda!
Lo stesso nome “Halloween” deriva infatti dall’irlandese Hallow E’en e rimanda alla festività di All Hallow’s Eve: la vigilia di Ognissanti.
L’Irlanda e i celti
La tradizione di Halloween ci porta quindi indietro nella storia e cultura irlandesi fino ai Celti. Per questo popolo di pastori, fortemente legato al lavoro della terra, l’inizio del nuovo anno cadeva il 1° novembre, e non a gennaio, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende.
Questo passaggio al “nuovo anno” veniva festeggiato dal popolo celtico con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, “fine dell’estate”. Durante i festeggiamenti venivano eseguiti riti di protezione dei raccolti dell’anno a venire, ringraziando anche le divinità per i frutti del raccolto dell’anno appena trascorso.
L’avvento del Cristianesimo in Irlanda ha poi trasformato il concetto di “morte del raccolto”, ponendo l’accento sul ricordo dei defunti. Il Samhain (Halloween) non fu completamente cancellato, ma fu in qualche modo cristianizzato, tramite l’istituzione del giorno di Ognissanti il 1° Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2 Novembre.
Dolmen celtico, Irlanda
Il guising scozzese
Anche in Scozia, le civiltà antiche e pagane erano solite festeggiare il Samhain il 1° novembre: ci si travestiva indossando costumi, un’attività nota come guising, per nascondersi dalle fate e dagli spiriti, e si facevano offerte di cibo.
La tradizione odierna vuole anche che i bambini si divertano con il gioco delle mele galleggianti, o “dookin’ for apples”: lo scopo del gioco è afferrare le mele da un secchio d’acqua usando solo la bocca. Si pensa che anche questa tradizione risalga all’epoca dei druidi, in quanto per loro la mela era considerata un frutto sacro e, quindi, un portafortuna!
Trick or treat: Halloween in USA
Eccoci alla tradizione più nota e che tutti associamo alla festa di Halloween: il “trick or treat” (“dolcetto o scherzetto”) statunitense. Per i bambini americani, festeggiare Halloween significa mascherarsi da mostro, da vampiro, da mummia o qualsiasi altro personaggio a tinte macabre e bussare alle porte di tutto il vicinato per farsi regalare dolciumi, col rischio di ricevere uno “scherzetto” poco gradito nel caso in cui le caramelle non soddisfino le aspettative. Quella del travestimento è un’usanza che risale al Medioevo e alla richiesta dell’elemosina nei giorni dell’omaggio ai defunti. Simbolo principe di Halloween è ovviamente la zucca intagliata e con una candela al suo interno, “Jack-o’-Lantern”: in questo caso la tradizione arriva probabilmente dall’Irlanda.
Jack-o'Lantern Americane
Lasciati ispirare
La Seleenwoche in Austria
In Austria si segue la tradizione cattolica di festeggiare Ognissanti l’1 novembre, ma l’intera settimana precedente viene chiamata Seelenwoche, “settimana santa”. La credenza della tradizione è che in quella settimana il confine tra mondo dei morti e mondo dei cari defunti si facesse meno netto, permettendo agli antenati di far visita ai familiari per festeggiare insieme. I gesti che si compiono durante la Seelenwoche servono ad “incoraggiare” i defunti a ricongiungersi con le famiglie: la tradizione è quella di lasciare pane, acqua e una lampada accesa sul tavolo, perché un tempo si credeva che tali elementi avrebbero dato il benvenuto alle anime dei morti che ritornano sulla terra. Un altro modo per accompagnare le anime sono le processioni serali lungo le strade, svolte sempre con un lume per indicare ai defunti la via verso casa.
L’Obon Festival giapponese
In Giappone le celebrazione dedicate al ricordo dei defunti non mancano, tra shintoismo e buddhismo, ma anche qui Halloween ha ormai raggiunto una grandissima popolarità. I giapponesi non si sono fatti scappare l’occasione di sfoggiare la loro storica cultura del bello e, soprattutto, della cura degli abiti. Infatti, durante i festeggiamenti di Halloween, la città di Kawasaki ospita la più famosa sfilata del Giappone, con costumi davvero fantasiosi. La sfilata è un evento esclusivo: per partecipare bisogna fare richiesta 2 mesi prima! Le maschere sono delle vere opere d’arte che spaziano dai celebri personaggi di anime e manga fino a creazioni più artistiche e legate all’iconografia giapponese tradizionale.
Lanterne all'Obon festival, Giappone
L’Halloween italiano
Anche in Italia si è ormai consolidata la pratica statunitense del “dolcetto o scherzetto”, ma le tradizioni più antiche non mancano, e variano da regione a regione.
In Piemonte, Valle d’Aosta, Abruzzo e Trentino Alto Adige, si era soliti uscire di casa nella sera della festa dei morti lasciando la tavola imbandita per dare modo agli spiriti dei defunti della famiglia di riunirsi nella loro vecchia dimora.
In Liguria erano invece i bambini a ricevere qualcosa: un dolcetto tipico detto “Ben dei morti”. In Lombardia, fino agli anni ’50-’60, i bambini intagliavano delle zucche (dette “lumere”) prima di uscire a bussare alle porte dei vicini per chiedere in dono dolci, castagne e frutta secca. C’era anche l’usanza di lasciare sul davanzale della finestra latte, castagne e un bicchiere di vino per i morti che sarebbero tornati durante la notte a visitare la casa.
In Friuli e Veneto molto ricorrente è il lancio das cidules, una festa di origine celtica per garantire la fertilità dei campi, nella quale si lanciano rotelle di faggio infuocate giù da pendii e dirupi gridando frasi propiziatorie.
In Sicilia, esiste tutt’ora per i bambini la tradizione di “apparare i scarpi”: lasciare le proprie scarpe vecchie in un angolo della casa o fuori dalla porta della camera, per ritrovarle il giorno dopo sostituite da un paio nuovo, o un paio di scarpette di zucchero, oppure riempite di dolcetti portate dagli spiriti dei defunti.
In Toscana, Marche e Umbria questa festività resta legata alle ricette tradizionali, come gli Ossi di morto e il Pane dei Morti (detto a Siena anche Pan co’ Santi).
In Calabria vi è la secolare tradizione del “coccalu di muortu”: una zucca intagliata a forma di teschio con cui i ragazzini gironzolano per le vie del paese e bussano alle porte delle case chiedendo “Mi lu pagati lu coccalu?” (“me lo pagate il teschio?”).
In Sardegna si festeggia da sempre “il bene delle anime” con l’usanza definita “is animeddas” nel Sud dell’isola e “su mortu mortu” nella zona del nuorese: i bambini vanno a bussare alle porte dei vicini chiedendo dolci, frutta secca, pane per le anime dei morti. Un tempo vi era anche la tradizione di consumare con la famiglia una cena frugale per poi lasciare gli avanzi sul tavolo, tutte le credenze aperte e una brocca ben colma d’acqua per calmare la fame e la sete dei defunti.
Infine, in Puglia i bambini, fino agli anni ’50, si vestivano con gli abiti dei nonni e andavano di porta in porta recitando una filastrocca. In alcune zone i bambini trovano la “calza dei morti”.
Dia de los muertos in Messico
Allegria, danze, musica, colori e famiglie che scherzano insieme: questo è il Dia de los muertos, la tradizionale festa messicana con la quale, ogni anno, si ricordano gli antenati della famiglia. Se vi trovate in Messico nei giorni dell’1 e del 2 novembre, non troverete né sangue, né zucche e neppure silenziosi omaggi ai morti: per i messicani questi sono giorni di allegria, musica e visi truccati con colori sgargianti! Anche in questo caso le origini della celebrazione sono molto antiche: risalgono infatti agli aztechi, che salutavano il ritorno dei defunti sulla terra per 24 ore, prima i bambini e poi anche gli adulti. Il simbolo di questa festività sono i calcas, gli scheletri danzanti colorati che vengono usati per decorare case e strade, e da altari colmi di offerte e cibo per i defunti che “fanno visita” alla famiglia. Inoltre, dal 2003 il Dia de los muertos è stato dichiarato Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità dell’Unesco.
Calcas del Dia de los muertos, Messico
Pitru Paksha: il ricongiungimento coi morti in India
Infine, una festività che non ricorre nel periodo di ottobre-novembre, ma che serve alla comunità a creare, una volta all’anno, un “ponte” tra il mondo dei vivi e il mondo dei defunti, è il Pitru Paksha Indiano. In India infatti, questa festa si celebra per ben 16 giorni durante il secondo Paksha del mese lunare indù di Bhadrapada, che corrisponde ogni anno ad un mese del calendario gregoriano diverso, poiché i mesi lunari indiani seguono le fasi della Luna. Durante questi 16 giorni, ai defunti di una famiglia - portati nel purgatorio dal dio della morte, Yama - è concesso di ricongiungersi con i parenti in vita. Il rituale di Shraddha viene effettuato per impedire che le anime vagano per l’eternità sulla terra, e in più ai defunti vengono offerti cibi tipici come latte e riso dolce, il lapsi (una specie di porridge dolce) e, curiosamente proprio come Halloween, zucche che vengono cucinate in pentole di argento e di rame e servite su foglie di banana.
Cerimonia Pitru Paksha, India
E voi conoscevate alcune di queste tradizioni? Speriamo di avervi fatto conoscere qualcosa di nuovo sulla festa di Halloween e di avervi ispirato per il vostro prossimo viaggio! Sul nostro sito trovate tanti viaggi organizzati selezionati da noi per queste e altre destinazioni nel mondo!
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